Commento dati ISTAT Occupati e disoccupati Luglio 2019
I dati Istat di luglio 2019 segnalano un arresto della dinamica di crescita dell’occupazione rispetto ai mesi precedenti di -18mila unità.
In particolare, il calo è concentrato fra i lavoratori dipendenti, con -46mila unità (-44mila fra i permanenti).
L’aumento degli indipendenti (+29mila in luglio) porta invece il loro dato annuale praticamente in parità (-7mila).
I numeri totali dicono che il lavoro a termine sia ormai, in tutti i mesi del 2019, stabilmente collocato sopra i 3 milioni di persone (circa il 17% del totale dei lavoratori dipendenti).
Che interpretazione dare a questa dinamica? Può trattarsi dei primi effetti della crescita zero e della stagnazione produttiva in atto, può trattarsi di mancata copertura di quota parte delle uscite effettuate con quota 100, può anche solamente trattarsi di una battuta di arresto (per parlare di inversione di tendenza dovremo aspettare i dati delle prossime rilevazioni).
Ma questi numeri totali non dicono tutto sul reale andamento dell’occupazione italiana.
Ad esempio, quanti degli occupati permanenti o a termine sono part-time (come si sa, in Italia, in gran parte involontario) e per quante ore di attività effettiva?
Il fatto che l’occupazione abbia recuperato i livelli del 2008 ma che le ore lavorate siano più basse, così come la crescita del lavoro povero, è un elemento che valuteremo più compiutamente in una nostra prossima ricerca, ma che fa suonare un campanello di allarme sulle scelte e l’utilizzo ai fini della competitività di costo che si fa dell’occupazione. I dati INPS (Osservatorio sul precariato) testimoniano infatti di un uso molto alto del part-time nei nuovi rapporti di lavoro attivati, sia nel primo che ancor più nel secondo trimestre 2019.
Si conferma infine, che l’aumento degli occupati su base annua è fortemente diseguale per fasce di età: una forte crescita degli over50 (+296mila) e un serissimo problema che continua a riguardare la fascia di età 35-49 anni (-198mila).
Ultimo elemento, la disoccupazione. Restiamo ancorati su base annuale sopra la quota media del 10% (9,9% in luglio), molto distanti dall’Europa (rispettivamente 7,5% area euro e 6,3% UE a 28 nel mese di luglio) e stabilmente terzultimi fra i Paesi europei. Tutto questo, senza tener conto della quota di disoccupazione nascosta nell’area dell’inattività e del meccanismo di vaso comunicante fra i due fattori, nel mese di luglio esemplificato dallo stesso dato nel calo e nella crescita dei rispettivi valori (28mila unità).
Fulvio Fammoni