“Commento dati ISTAT Occupati e disoccupati Dicembre 2019”
Un brutto dicembre per l’occupazione.
Il dato Istat di dicembre su Occupati e disoccupati è infatti negativo per tutti e tre i fattori presi in esame: occupati, disoccupati, inattivi; ed inoltre continua a crescere la precarietà.
Il numero degli occupati cala di -75mila unità rispetto al mese precedente, con un decremento degli indipendenti di -16mila unità, dei dipendenti permanenti di -75mila unità ed una crescita solo degli occupati a termine di +17mila.
Il tasso di occupazione italiano, già molto basso rispetto alle media europea, cala al 59,2% (-0,1%).
Cresce, seppur lievemente, la disoccupazione (+2mila unità) ma contemporaneamente aumenta anche il numero degli inattivi (+42mila). Da tempo, non si riscontrava una crescita contemporanea sia di disoccupati che di inattivi, in quest’ultima area, la più grande di tutta Europa, si trova una quota importante di disoccupazione non rilevata nei dati ufficiali.
Il confronto su base trimestrale (quello più legato agli indicatori sull’andamento del ciclo economico) conferma gli effetti della stagnazione produttiva in atto. L’occupazione nel trimestre cresce solo di +13 mila unità, con un aumento del tempo determinato superiore a quello dei dipendenti permanenti; i numeri del tempo determinato sono da gennaio stabilmente più di 3 milioni.
Per classi di età, sempre a livello trimestrale, si riscontra una sostanziale stasi tra 15 e 34 anni, prosegue il calo degli occupati fra 35 e 49 anni e la crescita degli over 50. Su base annua sono +247mila gli occupati over 50 (un dato da solo più alto della crescita totale degli occupati), mentre prosegue il preoccupante calo fra 35 e 49 anni che arriva a -215mila unità.
Rispetto alla stagnazione del ciclo economico, inizia a prodursi dunque un effetto sull’andamento numerico dell’occupazione; contestualmente sono in crescita gli occupati a tempo determinato, è prevedibile un ulteriore aumento del part time involontario e una mancata ripresa, rispetto al periodo pre crisi, delle ore lavorate. Ai problemi sui numeri degli occupati, si aggiunge dunque anche un progressivo peggioramento della qualità dell’occupazione.
Fulvio Fammoni