Molti dati oggi, anche tra loro apparentemente diversi, delineano l’andamento dell’economia dopo il lockdown. Quello maggiormente negativo è della Commissione europea che, nelle sue stime relative alle previsioni del Pil 2020 peggiora il dato relativo all’Italia (-11,2% di Pil) più basso dell’1,7% di quello precedente, mentre non migliora quello sul 2021 che dal +6,5% passa al +6,1%.
Dopo il lockdown riprende quota in maggio il commercio al dettaglio, con un aumento del +24,3% rispetto ad aprile.
In parte era previsto dopo il periodo di blocco totale che aveva portato ad un fortissimo calo dei consumi e quindi delle vendite dei beni non alimentari. Infatti, rispetto ad aprile, questi ultimi crescono (+66,3%) mentre gli alimentari restano stazionari (-1,4%).
Dopo il crollo dei mesi precedenti, con il miglioramento della situazione sanitaria, l’attenuarsi delle misure più restrittive di contenimento e la ripresa di una quota di attività, l’indice di fiducia dei consumatori e delle imprese ha, come era prevedibile, un lieve miglioramento a giugno rispetto al mese precedente. Ma rimane in calo rispetto a marzo e molto lontano dal clima di fiducia di febbraio 2020.
Pubblichiamo il commento del presidente Fulvio Fammoni sui dati Istat "Occupati e disoccupati" di aprile 2020 e la “Nota sulle statistiche congiunturali dell’occupazione aggiornate ad aprile 2020” redatta da Giuliano Ferrucci.
Peggio del previsto. Non può che iniziare così il commento sui dati dei conti economici del I° trimestre del 2020.
Il PIL è infatti diminuito rispetto al trimestre precedente di ben -5,3% lo 0,6% in più di quanto previsto nella stima preliminare del mese scorso.
Aveva fatto notizia che l’Italia, il paese più colpito dalla pandemia in Europa avesse avuto un risultato molto negativo ma migliore di quello della Francia, adesso i dati definitivi tornano ad avvicinarsi. Il rapporto con la media del PIL dei paesi dell’area euro, che si attesta al -3,8%, resta però per noi decisamente peggiore.
La variazione a questo punto acquisita per il 2020 è già del -5,5%, perché già l’ultimo trimestre del 2019 si era chiuso in rosso.
Era atteso un brusco calo della fiducia di lavoratori e imprese ma i dati, pubblicati oggi dall’Istat relativi al mese di maggio 2020, sono davvero impressionanti.
Il fatturato complessivo dei servizi del 1° trimestre 2020 crolla, pur con differenze tra le diverse attività. Il calo è del 6,2% rispetto al IV° trim. 2019 e del 7,2% rispetto al I° del 2019. La differenza è legata alla stagnazione precedentemente in atto, che aveva portato ad un calo già nell’ultimo trimestre dello scorso anno.
A marzo 2020 l’indice Istat della produzione industriale precipita, diminuendo di ben il 28,4% rispetto a febbraio e ancor di più se corretto per gli effetti di calendario (22giorni lavorativi a marzo 2020 contro 21 a marzo 2019).
Molti dati economici sono pubblicati oggi dagli istituti nazionali di statistica europei ed italiano, tutti confermano l’enorme peso che l’epidemia Coronavirus scarica sull’economia.
L’epidemia di Coronavirus, oltre che su salute, economia e lavoro, produrrà molti altri effetti negativi, uno di questi è la demografia.
E’ stato pubblicato, pochi giorni fa, il Rapporto Istat sui dati relativi alla mortalità nel 1° trimestre 2020; nel trimestre gli effetti drammatici dell’epidemia, riguardano poco più di un mese ma sono già ampiamente significativi per avanzare alcune riflessioni e domande anche per chi, come me, non è esperto dei temi demografici.
Avremmo comunque commentato in modo preoccupato i dati della produzione industriale italiana relativi a Febbraio 2020.
Il calo, rispetto a gennaio, è stato dell’1,2% e dello 0,8% rispetto al trimestre precedente (settembre-novembre 2019).
Soprattutto perché è da ormai un anno che la produzione industriale è in costante calo nel nostro paese, come testimoniano le variazioni tendenziali (corrette per gli effetti di calendario) decisamente più ampie del calo mensile.
Ma si tratta di dati che fanno riferimento alle difficoltà di una fase (scarsa crescita e successiva stagnazione) che ancora non tiene conto dei problemi anche produttivi che la pandemia in atto ha provocato.
Già nel mese di marzo -purtroppo- ma soprattutto da aprile, è prevedibile un brusco calo dell’indice.
I dati ISTAT di febbraio 2020, sull’andamento dell’occupazione, fotografano un periodo che non rappresenta più la concreta realtà dei fatti già dal mese di marzo.
Gli effetti della pandemia hanno ripercussioni anzitutto sulla salute dei cittadini, ma con tutta evidenza anche sull’economia e sull’occupazione.
L’Indice di fiducia di consumatori e imprese ha un forte e brusco ribasso a marzo, tornando ai livelli di molti anni fa.
Era un dato atteso a causa dell’emergenza sanitaria in atto. Ma l’indagine non contiene ancora conto, perché realizzata nei primi 15 giorni di marzo, di un ulteriore calo legato al successivo aggravarsi della situazione che si è realizzata nella seconda parte del mese.
In ogni caso il calo è pesante, per le imprese ritorna ai valori della metà del 2013, per i consumatori al 2015.
Emergono dai dati anche specifiche indicazioni.
Per i consumatori l’indice scende dal valore 110,9 a 101,0: i cali maggiori riguardano la fiducia verso il futuro (da 112,0 a 94,8) e quella economica (da 121,9 a 96,2), con una forte crescita di preoccupazione verso la disoccupazione.
Di Fulvio Fammoni
Premessa
I dati sul mercato del lavoro relativi al IV° trim. 2019 indicano tendenze che già inglobavano la stagnazione in atto nel II° semestre e che avremmo commentato, sulla base delle negative rilevazioni di Dicembre 2019 e Gennaio 2020, in modo preoccupato.
Ora naturalmente, pur trattandosi di dati reali per quell’epoca, sono indicazioni del tutto irrealistiche rispetto al futuro per gli effetti della pandemia in atto e delle sue ripercussioni, anzitutto sulla salute, ma anche sull’economia e sull’occupazione.
Il commento dei dati del IV° trim. deve tener conto di queste considerazioni.
Commento
Il 2019 si chiude con un aumento di posti di lavoro (+207 mila nell’anno) ma già diviso in due fasi.
Un dato reale fuori dalla realtà.
Si potrebbe commentare così il dato sulla produzione industriale che oggi propone l’Istituto di statistica. Quanto sembrano lontani, e invece è passato poco più di unmese, i ragionamenti su un possibile rimbalzo tecnico della produzione industriale e quindi del Pil nel I° trimestre 2020 rispetto al -0,3% di fine 2019.
In effetti, a gennaio, un rimbalzino c’era stato, ma non tale da portare in positivo la media della produzione novembre-gennaio, che resta negativa dello 0,9%.
In termini tendenziali prosegue la contrazione, seppur lieve (-0,1%) dell’indice corretto per gli effetti di calendario.
E’ evidente che si tratta di dati, nell’attuale fase di epidemia e quindi anche di progressivo blocco delle attività produttive in atto, reali ma del tutto irrealistici.
Dopo un brutto dicembre anche a gennaio 2020 non ci sono buone notizie per l’occupazione.
Il dato Istat di gennaio su Occupati e disoccupati ripropone, come nel mese precedente, dati negativi per tutti e tre i fattori presi in esame: occupati, disoccupati, inattivi; ed inoltre continua a permanere stabilmente sopra i 3 milioni il numero di precari a tempo determinato.
Il numero degli occupati cala di -40mila unità rispetto al mese precedente, con un decremento degli indipendenti di -25mila unità, dei dipendenti di -15mila unità. Gli occupati, a gennaio 2020, sono praticamente eguali (+0,3%) a quelli di gennaio 2019, il tasso di occupazione italiano, già molto basso rispetto alle media europea, cala ulteriormente al 59,1% (-0,1%).
Un brutto dicembre per l’occupazione.
Il dato Istat di dicembre su Occupati e disoccupati è infatti negativo per tutti e tre i fattori presi in esame: occupati, disoccupati, inattivi; ed inoltre continua a crescere la precarietà.
Il numero degli occupati cala di -75mila unità rispetto al mese precedente, con un decremento degli indipendenti di -16mila unità, dei dipendenti permanenti di -75mila unità ed una crescita solo degli occupati a termine di +17mila.
Il tasso di occupazione italiano, già molto basso rispetto alle media europea, cala al 59,2% (-0,1%).
Il dato ISTAT di Novembre su Occupati e disoccupati è positivo per i numeri complessivi degli occupati (successivamente verificheremo la qualità di questa occupazione) che crescono di 41 mila unità rispetto al mese precedente, con invece un calo degli indipendenti (-22 mila) e una crescita dei dipendenti (+63 mila fra permanenti e a termine).
Il tasso di occupazione raggiunge il 59,4%, il più alto nelle serie statistiche italiane ma decisamente basso nel confronto con la media europea.
Cresce –però- anche la disoccupazione (+12 mila). Si conferma, con il calo degli inattivi (-72 mila unità) la presenza dentro quest’area (ancora la più grande di tutta Europa) di una quota importante di disoccupazione non rilevata nei dati ufficiali, che si redistribuisce sia nella crescita degli occupati che dei disoccupati.
Il Pil del III trimestre (+0,1% rispetto al II T 2019 e del +0,3% rispetto al III T.2018) porta ad una variazione acquisita per il 2019 pari a +0,2%.
Si conferma dunque, anche con il III T., un andamento piatto dei conti economici trimestrali, più basso della dinamica europea.
Sono sette trimestri che il Pil non cresce più dello 0,2% e anzi, in due di questi sette la variazione è stata negativa.
Rispetto al trimestre precedente, gli investimenti fissi lordi calano dello 0,2%, le esportazioni sono diminuite dello 0,1% e le importazioni aumentate (+1,3%).
Da notare, rispetto al trimestre precedente, che la crescita rimane molto bassa, nonostante un contributo positivo (+0,3%) delle scorte.
L’andamento dell’occupazione ad ottobre 2019, risulta stagnante, così come quello dell’economia.
Ad ottobre risulta un lieve rimbalzo positivo degli occupati (+46 mila), frutto quasi esclusivo della crescita degli indipendenti (+38 mila) che erano calati nelle rilevazioni precedenti.
A conferma di questo andamento, nel trimestre agosto-ottobre il dato è sostanzialmente analogo, come numero di occupati, a quello del trimestre maggio-luglio 2019.