Articolo di Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio, pubblicato sul quotidiano "Domani" sabato 31 ottobre 2020.
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La stima preliminare del Pil del III° trimestre 2020 conferma i dati di crescita che precedenti indicatori Istat come export, produzione industriale e fiducia avevano preannunciato.
Contestualmente al miglior andamento della pandemia e dell’economia durante il terzo trimestre del 2020, anche l’occupazione ha un parziale recupero. Rispetto al trimestre precedente gli occupati crescono di +113mila unità (+123mila tra i dipendenti e -10mila autonomi).
Ad oltre un decennio dall'allargamento dell'UE verso gli Stati dell'Europa centrale e orientale, permane ancora una ampia e grave divergenza nella qualità delle relazioni industriali tra i vecchi e i nuovi Stati membri. Questi ultimi, in particolare, sono alle prese con una diminuzione dei già bassi livelli di copertura contrattuale, la quasi assenza di un livello propriamente settoriale e salari minimi troppo distanti da quelli vigenti negli Stati occidentali.
Il secondo numero della nuova collana Working Paper FDV presenta presenta i risultati di un’indagine, realizzata sull'intero territorio nazionale, rivolta ai docenti delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria, in merito alla didattica a distanza attuata durante la fase emergenziale della pandemia di Covid-19. L’indagine è stata promossa e condotta dalla Flc-Cgil (Federazione Lavoratori della Conoscenza), in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Di Vittorio.
Dall’inizio di ottobre l’Istat ha prodotto molti dati (occupazione, andamento dell’economia, commercio al dettaglio, produzione industriale) che meritano non solo singole letture ma un’analisi incrociata.
Ad agosto l’occupazione aumenta di +83mila unità, è il secondo mese consecutivo (a luglio +85mila).
I dati del mese precedente, pur nella consapevolezza che l’inversione di tendenza di un solo mese non dava certezze, indicavano un parziale cambio di rotta dopo i lunghi mesi del lockdown che, gli indicatori economici lasciavano presagire anche per agosto.
In effetti è andata così, e se anche settembre confermerà la tendenza, molte delle teorie espresse sul ruolo negativo del blocco dei licenziamenti nei confronti dell’occupazione andrebbero riconsiderate.
Le misure di contenimento degli effetti della pandemia hanno ottenuto allo stato attuale in Italia risultati maggiormente positivi per la salute dei cittadini rispetto a molti altri paesi europei e rappresentano ovviamente anche un fattore fondamentale di crescita della fiducia per consumatori ed imprese.
I dati definitivi del II trimestre 2020 nelle loro dinamiche erano in gran parte noti, ma suscita comunque impressione commentare un calo dell’occupazione di -841mila unità rispetto allo stesso trimestre del 2019, di cui 677mila con contratto a termine. Sono i risultati conseguenti ad una fase di stagnazione dell’occupazione in corso dallo scorso anno e soprattutto della pandemia con conseguenti blocchi di attività e sospensione degli spostamenti.
Dopo il pesante calo del Pil nel 2° trimestre 2020, con la ripresa delle attività in molti settori era atteso un rimbalzo dell’economia che dovrebbe portare ad un 3° trimestre in crescita.
I dati di luglio ed agosto relativi a produzione, ore lavorate, consumi energetici e andamento della fatturazione elettronica, vanno in questa direzione.
I dati Istat di luglio si prestano a molteplici letture sull’andamento del mercato del lavoro italiano.
Un solo mese non dà nessuna certezza di inversione di rotta, ma è comunque un dato in controtendenza da valutare perché la lettura, finora univoca dallo scoppio della crisi pandemica, si differenzia nel breve e nel medio lungo periodo.
Il dato del definitivo calo del Pil nel secondo trimestre 2020 è peggiore della stima preliminare che pure era stata da tutti giudicata di portata straordinaria.
L’andamento è nella media dei principali paesi europei con noi comparabili (12,1% in termini congiunturali la media eurozona), migliore è il dato della Germania, peggiori i dati di Francia e Spagna.
L’osservatorio sul precariato INPS conferma (dati al mese di maggio 2020) il forte calo delle posizioni di lavoro causato dalla pandemia.
I nuovi rapporti di lavoro attivati nei primi 5 mesi dell’anno sono 1.794.000 contro i 3.194.000 dello stesso periodo del 2019. Ben 1.400.000 in meno, quasi la metà.
Il dato di giugno risente ovviamente della fuoriuscita dalla fase più stringente delle misure restrittive legate alla pandemia e quindi un aumento era previsto.
Resta invece, dato altrettanto scontato per la caduta dei mesi precedenti, negativo sia il confronto con il primo trimestre del 2020 che con giugno 2019.
Tredici anni fa veniva a mancare Bruno Trentin. Un grande sindacalista, intellettuale e politico dai principi e dai valori solidissimi, che ha contribuito in modo formidabile alla storia della Cgil e del sindacato italiano.
Tra il 2015 e il 2019, anni che avrebbero dovuto segnare la ripresa dalla grande recessione iniziata nella seconda metà del 2008, abbiamo dovuto accontentarci di incrementi del prodotto molto modesti, che collocavano il nostro Paese agli ultimi posti in Europa: il tasso di variazione del Pil è prima salito fino a +1,5% nel 2017 e poi sceso fino al misero +0,3% dell’anno scorso, con i primi, tangibili segnali di una nuova recessione: eravamo condannati alla “dittatura dello zero virgola”.
A giugno 2020 il calo degli occupati rispetto a giugno 2019 è di -752mila unità.
Un calo straordinario. In un anno fa diminuire il tasso di occupazione al 57,5%.
Solo da febbraio, il mese precedente al lockdown, il calo dell’occupazione è di -600mila unità.
A maggio la produzione industriale aumenta del 42,1% rispetto al mese precedente. Può sembrare un incremento notevole ma occorre considerare che fa riferimento alla fase più alta del blocco delle attività avvenuto in aprile e che, con la ripresa della produzione in diversi settori fino ad allora fermi, il dato è alto ma era prevedibile.
L’ampiezza del crollo precedente può invece essere così interpretata: nonostante questo forte rimbalzo la media degli ultimi tre mesi è ancora più bassa del 30% rispetto ai trimestre precedente, e facciamo
A cura di: Antonio Preteroti, Claudio Arlati, Daniele Di Nunzio, Gianni Fenu, Diana Gagliardi
Diritto della sicurezza sul lavoro. Rivista dell'Osservatorio Olympus, n.2/2020.
Molti dati oggi, anche tra loro apparentemente diversi, delineano l’andamento dell’economia dopo il lockdown. Quello maggiormente negativo è della Commissione europea che, nelle sue stime relative alle previsioni del Pil 2020 peggiora il dato relativo all’Italia (-11,2% di Pil) più basso dell’1,7% di quello precedente, mentre non migliora quello sul 2021 che dal +6,5% passa al +6,1%.