Il secondo numero della nuova collana Working Paper FDV presenta presenta i risultati di un’indagine, realizzata sull'intero territorio nazionale, rivolta ai docenti delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria, in merito alla didattica a distanza attuata durante la fase emergenziale della pandemia di Covid-19. L’indagine è stata promossa e condotta dalla Flc-Cgil (Federazione Lavoratori della Conoscenza), in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Di Vittorio.
L’emergenza determinata dalla pandemia di COVID-19 ha imposto al sistema scolastico, dai dirigenti al personale amministrativo, ai docenti, agli studenti e alle loro famiglie uno sforzo enorme per garantire il proseguimento dei percorsi scolastici, attuando strategie di ridefinizione delle attività didattiche in maniera non pianificata. Si è trattato di uno stress organizzativo e lavorativo senza precedenti per l’intero sistema scolastico italiano, che ha messo alla prova la capacità di reazione degli organismi dell’autonomia scolastica. Come è stato gestito? Quali decisioni sono state prese a livello degli istituti? Con quali conseguenze per il lavoro degli insegnanti? Con quali effetti sulla qualità della didattica?
L'emergenza da Coronavirus ha costretto molti lavoratori e molte lavoratrici ad organizzarsi nel giro di pochi giorni per lavorare restando a casa.
La riflessione sullo smart working all'epoca del Covid-19 è, dunque, una riflessione condizionata dall’emergenza, ma che allo stesso tempo, proprio per questo, pone l'urgenza di affrontare temi specifici collegati a questa modalità di lavoro. La necessità deriva anche dalla consapevolezza che questa fase probabilmente durerà ancora diversi mesi e che le concrete articolazioni ed equilibri di questi mesi continueranno a condizionare il lavoro in futuro.
Il primo numero della nuova collana Working Paper FDV è dedicato a un approfondimento sul ruolo delle organizzazioni sindacali in Italia nell’affrontare l’epidemia da contagio di Covid-19 nella cosiddetta Fase 1, tra l’inizio di febbraio e la fine di maggio 2020, considerando la molteplicità di interventi messi in atto per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.
Il 2020 sarà ricordato per tante cose nuove: il Covid19, la quarantena, la riscoperta dei balconi, le mascherine, l’Amuchina, il lievito e le code per fare la spesa…
I formatori lo ricorderanno come l’anno che li pone di fronte ad una riflessione per cui gli attuali modelli di riferimento dovranno essere in parte, se non tutti, rivisti e ridefiniti.
L’attività formativa e il ruolo del formatore, infatti, sono coinvolti in questo processo di ridefinizione del modo di intendere e fare formazione. Occorre adottare “nuovi” modelli formativi che fanno ricorso a strumenti tecnologici che supportino la realizzazione e stabiliscono differenti modalità di interazione tra i partecipanti alle attività.
Proseguono i corsi di formazione su salute e sicurezza “Emergenza COVID 19 (e dopo): mettiamoci le mani”. La CGIL Nazionale insieme alla Fondazione Giuseppe Di Vittorio, utilizzando la piattaforma Adobe Connect, piattaforma webinar (seminari/corsi online) e webmeeting (riunioni online), hanno realizzato, a partire dal giorno 8 aprile 2020 fino ad oggi, 24 corsi di formazione coinvolgendo oltre 800 partecipanti tra RLS, RLST e RSU, RSA, Dirigenti e Funzionari dei territori e delle categorie in tutto il territorio nazionale. Ne sono in programma almeno altri 10 fino agli inizi di luglio.
Nonostante una costante crescita nel corso degli ultimi anni, l’Italia rimane ancora arretrata rispetto alla media europea nella diffusione e nell’utilizzo di internet e dei mezzi digitali.
La grave pandemia Coronavirus, ha portato nel giro di poche settimane ad un’esponenziale incremento dell’utilizzo dello smart working, del commercio elettronico e dei pagamenti elettronici nel nostro Paese, anch’ essi parametri che ci vedevano attardati rispetto ai principali paesi europei.
Peggio del previsto. Non può che iniziare così il commento sui dati dei conti economici del I° trimestre del 2020.
Il PIL è infatti diminuito rispetto al trimestre precedente di ben -5,3% lo 0,6% in più di quanto previsto nella stima preliminare del mese scorso.
Aveva fatto notizia che l’Italia, il paese più colpito dalla pandemia in Europa avesse avuto un risultato molto negativo ma migliore di quello della Francia, adesso i dati definitivi tornano ad avvicinarsi. Il rapporto con la media del PIL dei paesi dell’area euro, che si attesta al -3,8%, resta però per noi decisamente peggiore.
La variazione a questo punto acquisita per il 2020 è già del -5,5%, perché già l’ultimo trimestre del 2019 si era chiuso in rosso.
Il fatturato complessivo dei servizi del 1° trimestre 2020 crolla, pur con differenze tra le diverse attività. Il calo è del 6,2% rispetto al IV° trim. 2019 e del 7,2% rispetto al I° del 2019. La differenza è legata alla stagnazione precedentemente in atto, che aveva portato ad un calo già nell’ultimo trimestre dello scorso anno.
A marzo 2020 l’indice Istat della produzione industriale precipita, diminuendo di ben il 28,4% rispetto a febbraio e ancor di più se corretto per gli effetti di calendario (22giorni lavorativi a marzo 2020 contro 21 a marzo 2019).
Molti dati economici sono pubblicati oggi dagli istituti nazionali di statistica europei ed italiano, tutti confermano l’enorme peso che l’epidemia Coronavirus scarica sull’economia.
L’epidemia di Coronavirus, oltre che su salute, economia e lavoro, produrrà molti altri effetti negativi, uno di questi è la demografia.
E’ stato pubblicato, pochi giorni fa, il Rapporto Istat sui dati relativi alla mortalità nel 1° trimestre 2020; nel trimestre gli effetti drammatici dell’epidemia, riguardano poco più di un mese ma sono già ampiamente significativi per avanzare alcune riflessioni e domande anche per chi, come me, non è esperto dei temi demografici.
L’emergenza da Coronavirus, ha “generato” una straordinaria fase di adeguamento e implementazione di tutte le attività formative e la Fondazione Di Vittorio, in questi ultimi tempi, sta contribuendo ad arricchire e sviluppare la riflessione su questi temi.
Come si costruisce un percorso di apprendimento in modalità webinar? Come cambia il processo di apprendimento?
A partire da queste domande si avvierà domani, 5 maggio 2020, il primo di una serie di moduli formativi, che vedrà la collaborazione di docenti ed esperti dell’Università Roma Tre.
E’ iniziata la cosiddetta Fase 2 e, entro la settimana, consoceremo le disposizioni economiche contenute nel nuovo decreto cosiddetto “Aprile”.
Le misure, devono tener conto, sia del calo del numero dei contagi che dell’evitare, per quanto possibile, il riaccendersi di nuovi focolai che sarebbero drammatici per le persone coinvolte, per la fiducia del futuro, per le ricadute sull’economia e quindi sull’occupazione.
Da mesi, l’emergenza da Covid-19 sta generando effetti che si ripercuotono sulle abitudini, sugli stili di vita e sul modo di lavorare di tutti.
Il distanziamento sociale, la ridotta mobilità, solo per citare alcuni di questi, ci pongono di fronte ad una riflessione per cui gli attuali modelli di riferimento dovranno essere in parte, se non tutti, rivisti e ridefiniti.
Questa nuova epidemia ha influenzato e cambiato parecchi aspetti della nostra vita. E così cambia anche il lavoro del Sindacato, cambia la nostra formazione. Il Coordinamento Formazione della CGIL nazionale ha ridisegnato il Piano Formativo per rispondere alle sfide dell'emergenza sanitaria. Sia negli strumenti, accelerando il processo di utilizzo di formazione a distanza e webinar, sia nei contenuti, concentrandoci sugli strumenti utili a gestire questa fase di emergenza: Decreti, Protocolli, ruolo dei delegati e delle delegate.
L’effetto della pandemia Coronavirus sull’economia e sull’occupazione è pesante e amplifica i problemi già in atto nella fase di stagnazione.
Due Osservatori INPS pubblicati oggi (Precariato mese febbraio e CIG mese di marzo con anticipazione di dati al 22 aprile) documentano le tendenze in corso.
Prima della crisi Covid in Italia, lavoravano da remoto 500mila persone, ora sono 8 milioni.
A questo “smart working” siamo arrivati senza nessuna preparazione e in condizioni estreme.
Per questo abbiamo pensato di sondare percezioni e reazioni attraverso un questionario realizzato dall'Ufficio politiche di genere della Cgil insieme alla Fondazione di Vittorio.
I risultati dell’ indagine - che non ha pretese scientifiche - ci forniranno uno strumento di lettura sullo smart working che potrà essere utile per affrontare le nuove sfide sul lavoro futuro.
E’ questa una fase di scelte importanti legate all’evolversi della pandemia.
La curva dei contagi pare si vada stabilizzando quindi, i meccanismi di separazione hanno prodotto effetti, seppur ancora parziali.
Adesso, dovranno essere prese decisioni che contemperino la priorità salute con la ripresa produttiva e sociale.
Nonostante le belle parole della presidente della Commissione europea e l’importante decisione di una “cassa integrazione europea” con stanziamento di circa 100 miliardi di euro, entro una settimana si svolgerà un passaggio decisivo per il futuro dell’Europa.
Ci sarà un accordo sugli strumenti economici per contrastare gli effetti della pandemia in atto?